L'Aida nei teatri romani tunisini, le partnership, artisti ed artigiani di due terre che lavorano insieme, il turismo del Mediterraneo: il Direttore artistico dell’Ente Luglio Musicale Trapanese Giovanni De Santis ci racconta tutte le fasi del progetto Medithéâtres.
In occasione della prima di Aida, il 30 giugno in Tunisia nell'anfiteatro romano di El Jem, abbiamo parlato con Giovanni De Santis, Direttore artistico e Consigliere delegato dell’Ente Luglio Musicale Trapanese, per scoprire tutte le fasi del progetto Medithéâtres - Grande musique dans les anciens théâtres de la Méditerranée.
Ci eravamo lasciati l'anno scorso con un'idea allo stato embrionale, ed oggi eccoci in Tunisia: il sogno diventa realtà.
Quando ne parlammo non avevamo ancora cominciato la messa in opera di questo progetto, poi ce l'abbiamo messa proprio tutta, è stata un'attività laboriosa durata circa 9 mesi: secondo me gli elementi di propulsione del teatro sono la follia e l'angoscia, senza di loro non c'è carburante per portare avanti progetti culturali.
È stato un percorso molto gratificante, ed abbiamo avuto anche delle partnership importanti, sia con il governo tunisino sia con le maggiori istituzioni culturali come l'orchestra sinfonica nazionale della Tunisia, l'orchestra dell'opera di Tunisi e la Cité de la Culture. Loro stanno investendo massicciamente nel settore e questo dovrebbe far riflettere noi italiani: la nuova Cité de la Culture a Tunisi, inaugurata a marzo, ha un'estensione di 12 ettari coperti, con un teatro d'opera da 1.800 posti, un teatro per la musica etnica da 700, un teatro per ragazzi da 300, auditorium, cinema, galleria di arte contemporanea, laboratori...
Il progetto dell’Ente Luglio Musicale Trapanese si chiama “Medithéâtres Grande musique dans les anciens théâtres de la Méditerranée”: oltre alla musica, in quali settori si possono unire le culture del Mediterraneo?
Il nome Medithéâtres è un acronimo di Med(iterraneo, IT(Italia e Tunisia) e Théâtres per un progetto che abbiamo presentato per il finanziamento europeo a sostegno alla cooperazione transfrontaliera tra i due paesi. Abbiamo passato la prima fase di selezione presso l'assessorato alla programmazione della Regione Sicilia che è il soggetto attuatore, e questo va bene... però nel frattempo abbiamo deciso di realizzarlo da soli, perché crediamo nella nostra idea ed abbiamo deciso di partire con la creazione di un polo produttivo dell'Opera e della musica sinfonica. I settori che uniamo non sono soltanto quelli artistici (tutte le produzioni prevedono cast misti con artisti dei due paesi, dai musicisti ai cantanti), ma anche quelli tecnici, dai macchinisti ai costruttori ai decoratori, anche mediante un accordo con Ministero della Formazione della Tunisia.
E non si tratta di una delocalizzazione tradizionale che rischia di far perdere posti di lavoro in Italia, anzi noi li incrementiamo: le nostre maestranze vengono qui a dirigere le operazioni negli opifici per costruire le attrezzature di scena, poi realizzeremo semilavorati qui con assemblaggio in Italia, il tutto a meno della metà del costo.
L'Ente Luglio Musicale Trapanese inoltre non sta producendo scene soltanto per la propria stagione ma anche per quella tunisina, e vogliamo diventare fornitori per gli altri teatri. Ho immaginato questo procedimento anche per non dover sempre dipendere dal contributo pubblico, vogliamo autofinanziarci e sfruttare il meglio delle due terre, creando lavoro.
Che Aida viene fuori da questo mélange di saperi ed abilità?
L'anno scorso avevamo messo in scena un'altra Aida ed all'inizio avevamo pensato di portarla con noi, però trovandoci a contatto con questa realtà abbiamo deciso di fare la scommessa, ci siamo detti “facciamo tutto daccapo, costruiamone una nuova, contestualizzata”. Una scelta emozionante, legata alle peculiarità dell'anfiteatro romano di El Jem e del teatro di Cartagine, che meritavano un'attenzione specifica. E così il regista Raffaele Di Florio ha immaginato un'Aida ante litteram, con le piramidi in costruzione, come in un cantiere, assai diverso dallo stile pomposo che si potrebbe immaginare, di sicuro sarà qualcosa di nuovo anche per noi.
Poi, trovandoci sul posto con le maestranze tunisine, abbiamo deciso di costruire anche La Traviata che andrà in scena a Trapani, ed altre scenografie ed attrezzature, così abbiamo ottimizzato le energie ed i tempi, un altro modo per contribuire ad un saldo per le finanze del nostro Ente che dopo tanti sacrifici ha raggiunto il pareggio, ed anzi ora registra un utile significativo.
Un metodo virtuoso, ma a questo punto spingiamoci oltre, portiamolo avanti ed immaginiamo altri confini da superare...
Il progetto ha una forte connotazione che va oltre il profilo della cooperazione transfrontaliera. Partiamo dalla cultura che per noi chiaramente è la Stella Polare, ma ad essa vogliamo abbinare anche un modello di progetto turistico: in un momento storico in cui si parla troppo di separazioni, la nostra visione del Mediterraneo è quella di un unico continente fatto di mare e di terra, e quindi ci presenteremo nel panorama turistico mondiale con un'offerta integrata fa Sicilia e Tunisia, legata anzitutto all'opera lirica e alla musica sinfonica da mettere in scena nei teatri di pietra del Mediterraneo.
La provincia di Trapani ha il più grande parco archeologico di era ellenica al mondo, in quantità superiore anche alla Grecia! Il parco archeologico di Selinunte è più grande di tutti i parchi archeologici greci, poi c'è Segesta dove metteremo in scena il 2 agosto la Messa da requiem di Verdi, e qui invece c'è Cartagine e il piccolo Colosseo di El Jem, un anfiteatro più integro del Colosseo di Roma dove c'è già un Festival musicale che però finora ha soltanto importato le produzioni dall'estero. Noi invece vogliamo coinvolgere il paese, il suo stesso sistema culturale, produttivo e artistico. E siamo certi che sia questo, il tipo di operazione che lascerà il segno nei territori.